La sessione di “La Tavola delle Imprese” è stata dedicata alla conservazione dell’ecosistema e biodiversità per lo sviluppo sostenibile.
Si è tenuto mercoledì 30 giugno un nuovo appuntamento del format innovativo JMI, curato da Netcoa, “La Tavola delle Imprese”. I testimonial di questo decimo evento hanno espresso la loro visione in merito alla necessità di conservazione dell’ecosistema e biodiversità per lo sviluppo sostenibile, rappresentandola in base alle proprie esperienze ed attività. Sono intervenuti: Guido Milazzo, spin off dell’Università di Firenze Blue Biloba; Patrizia Falabella, Prorettore dell’Università degli Studi della Basilicata; Massimo Noferini, startup innovativa romagnola IFarming.
Il tema.
I lavori si sono aperti con un benvenuto a tutti i partecipanti da parte del Vice Presidente dell’Associazione che rappresenta le imprese e startup innovative, Raffaello Dinacci, il quale ha introdotto il tema di questa 10° Tavola: “Conservazione dell’ecosistema e biodiversità per lo sviluppo sostenibile. L’humus, fonte dell’economia circolare”, rappresentando l’importanza che in questo momento viene giustamente riconosciuta al recupero dei prodotti e sottoprodotti affinchè gli stessi, in un’ottica di ecosistema, rientrano in una economia circolare che utilizza scorie e scarti per generare nuova materia, a tutela e salvaguardia della salute e del benessere. Ed è in questo contesto che l’ecosistema Netcoa agisce, coniugando quel dialogo tra diversi settori affinchè si generi un nuovo percorso, un innovativo processo per una crescita economia ecosostenibile con un impatto diretto sulle comunità.
Gli ospiti.
Il primo ad intervenire è stato lo spin off accademico dell’Università degli Studi di Firenze, Blue Biloba, che partendo dall’humus – così come viene specificato da Guido Milazzo – ha realizzato con un team di ricercatori e di professionisti esperti, con il supporto del Dipartimento Dagri unitamente alla collaborazione con il Gesaaf, un modello per la gestione delle proprietà forestali in un’ottica di sharing. Prima realtà interamente privata ad offrire un servizio in campo forestale in Italia. A differenza di quanto avviene negli altri paesi europei caratterizzati da un intervento pubblico o misto nella gestione del patrimonio forestale. Precisa il Milazzo che in Italia su una superficie boschiva di undici milioni di ettari, l’80% risulta essere di proprietà privata e che, a sua volta, l’80% di titolarità privata è incolta ed abbandonata, come attestano i dati elaborati dallo spin off.
Quindi, il danno ambientale diretto ed indiretto per la mancata gestione e manutenzione è particolarmente oneroso per la comunità. A ciò si unisce il danno economico che deriva dalle proprietà per effetto della improduttività. Con il forest sharing, piattaforma di gestione delle aree forestali private e pubbliche, i proprietari, con il supporto del modello della Blue Biloba, possono trasformare le proprie estensioni fondiarie / foreste in un bene che genera reddito. Il bosco diventa, quindi, redditivo; per cui la tutela ambientale, attraverso le competenze tecnico scientifiche dello stesso Milazzo unitamente a quelle di Lorenzo Massai, Alessandro Errico, Francesca Giannetti, Yamuna Giambastiani, Francesca Bottalico ed Andrea Laschi, diventa un valore economico reale e concreto.
Ed è dall’humus che deve partire la cultura della biodiversità, attraverso il cui studio possiamo recuperare dati ed informazioni delle mutazioni naturali che ogni forma di vita ha generato nel corso dei tempi e dei cambiamenti che l’ecosistema ha subito, per poi riproporsi nelle diverse funzioni.
Qui si inserisce l’intervento del Prorettore dell’Università degli Studi della Basilicata, Patrizia Falabella, che con uno studio particolarmente articolato e complesso sugli insetti, realizzato con la startup innovativa XFlies, spin off dell’UNIBAS, ha posto in essere l’importanza di ogni forma di vita esistente specificando, altresì, che proprio dagli insetti possiamo acquisire informazioni utili per continuare a vivere la terra in modo organico e rispettoso.
Precisa, infatti, la Prof.ssa Falabella che questi esseri, spesso non gradevoli, sono la testimonianza di una vita continua per quanto variata degli ultimi 300 milioni di anni. Pertanto, esplicita che proprio dallo studio degli insetti nascono i primi modelli di robotica applicati alla funzionalità motoria, come l’esoscheletro. Il vantaggio, però, che lo studio del dittero bioconvertitore Hermetia illucens, annoverata dalla Comunità Europea tra le specie allevabili, è funzionale alle attività imprenditoriali con applicazione in diversi campi che spaziano dall’alimentare con ricaduta umana, alla chimica, alla farmaceutica. Ad esempio, specifica la Falabella che l’allevamento di massa di insetti è una fonte innovativa e sostenibile di proteine e lipidi nell’ottica di una economia circolare che tende allo scarto zero.
L’Hermetia illucens è utile, inoltre, alla valorizzazione degli scarti di natura organica, nella gestione dei rifiuti urbani e nella produzione sostenibile di proteine e lipidi. Gli allevamenti di insetti su scala industriale necessitano di meno acqua e spazi, presentando un minore impatto idrico per grammo di proteine prodotte rispetto agli allevamenti convenzionali. La mosca Hermetia genera una varietà di scarti e sottoprodotti organici dimostrandosi, così, uno strumento idoneo per valorizzare i prodotti di scarto mediante il processo di bioconversione e, nello stesso tempo, è una fonte alternativa e sostenibile per la mangimistica animale.
E’ stato dimostrato, inoltre, che le larve di questo insetto sono in grado di combattere la carica microbica di batteri patogeni (escherichia e salmonella enterica) in letami e liquami di origine animale, senza essere vettore di malattia. La capacità di sopravvivenza ha consentito in questo insetto lo sviluppo di potenti e robusti meccanismi di difesa contro micro organismi patogeni costituiti da peptidi antimicrobici, candidandolo per tale caratteristica allo studio di peptidi antimicrobici anticancro. Sono questi i principali obiettivi, specifica la Professoressa che, con il gruppo di ricerca da lei guidato, intende identificare e caratterizzare a livello strutturale e funzionale i peptidi antimicrobici quali alternativa ai farmaci. L’auspicio della Professoressa è quello che la tecnologia affranchi sempre di più dalla manualità per allevare gli insetti.
Questi elementi, sottolinea il Vice Presidente Dinacci, si integrano in quel percorso che la Netcoa ha inteso delineare con il cambiamento e la novazione del suo processo attraverso la funzionalità dell’ecosistema.
La cultura è la base di riferimento. L’integrazione della cultura con la ricerca, sia di base che applicata, e la tecnologia offre l’opportunità al tessuto imprenditoriale di poter crescere trasformando ciò che è una idea strutturata ed articolata basata su principi scientifici in un prodotto da destinare al mercato. Qui si inserisce l’azione costante quale acceleratore che l’ecosistema Netcoa ha inteso creare interconnettendo competenze, conoscenze, stakeholders ed imprenditorialità.
Proprio dalla tecnologia, quindi, che ci attendiamo un sostegno per una vita migliore che abbia come suo riferimento uno dei principali goal dell’Agenda 2030 “salute e benessere”.
Ed è così che si inserisce l’intervento della IFarming, startup innovativa associata che agisce nel campo dell’agricoltura di precisione come afferma Massimo Noferini, fondatore di questa innovativa azienda che nasce dalla collaborazione di 3 aziende con esperienza nel campo della ricerca applicata, delle scienze agronomiche e dell’information tecnology. L’attività di questa startup è rivolta alle aziende agricole, alle cooperative ed a tutti gli operatori del mondo agricolo e dell’agrindustria per offrire servizi innovativi finalizzati alla rilevazione per la sostenibilità delle risorse, per ottimizzare le produzioni nel rispetto della natura e delle sue fonti.
Con la tecnologia dei nodi, l’IFarming interviene con diversi metodi di system integration avendo applicato software per i processi di business nell’agroindustria. Sono, quindi, i principi dell’innovazione tecnologica 4.0 ampliati all’agroindustria ed il programma agrifood del MISE i riferimenti attuativi affinchè anche le attività delle aziende agricole possono adeguarsi alle nuove tecnologie ed ai vantaggi che derivano dall’uso delle stesse con finalità ecosostenibili, così come precisato da Noferini. Le ricadute sono tante: spaziano dalla informazione al machine learning.
Ma è l’uomo che con la sua cultura deve essere pronto ad investire perché queste siano solo delle componenti di un percorso novativo culturale che lo vede sempre più attore e meno spettatore.
E’ questo quanto dice il Vice Presidente Dinacci che, richiamandosi all’attività del L.I.C.I. – Laboratorio Innovazione Cultura Impresa, ha voluto ringraziare tutti i partecipanti e gli intervenuti, come l’esperienza del Micromondo di Potenza, spazio culturale dedicato alla scienza che, attraverso azioni ludiche offre l’opportunità di studiare ed interagire in modo innovativo con rocce e fossili, per spiegare come riconoscerli o avviene il filtraggio dell’acqua.
Percorsi tematici geologici e scientifici che ci illustrano il lungo iter della nostra terra attraverso le sue testimonianze anche apparentemente inanimate come le rocce oppure viventi come gli insetti.
Ringraziamenti
Nell’ottica di condivisione ed integrazione del sapere, il Vice Presidente Netcoa ha, così, concluso i lavori, rappresentando che tali finalità sono perseguite dall’Associazione quale generatore culturale che, con il suo ecosistema ed il L.I.C.I. , promuove nuove iniziative tra gli associati intervenendo nella coprogettazione attraverso le proprie metodologie nel processo di sviluppo e crescita aziendale.